Riflessioni libere su "Contro il mito della leadership (e per un elogio della sequela)" | Roberta Martini

Riflessioni libere su “Contro il mito della leadership (e per un elogio della sequela)”

Pubblicato il 10 Marzo 2023 in Syntropia

Gentile Professore Luigino Bruni

Ho letto con interesse il suo articolo sulla leadership che mi ha spinta a riflettere e farmi alcune domande.

Ho riflettuto su quale fosse stato il suo obiettivo ultimo nel donare il suo pensiero.

Se il suo desiderio è stato quello di creare un po’ di scompiglio per far riflettere i suoi lettori allora la seguo (condivido) e la ringrazio.

Se il suo mandato interiore è stato, invece, quello di mettere un po’ di ordine sul tema, allora dissento per molteplici aspetti, che voglio qui condividere.

Ho letto la sua presentazione sul suo sito e mi permetto di citare uno stralcio:” Le singole discipline, tutte, muoiono quando cercano di passare dalla teoria alla vita. Per risorgere devono iniziare a dialogare con le altre discipline sorelle, perché i verbi che aprono la vita e la spiegano devono essere declinati alla prima persona plurale (noi)”.

Appare evidente, quindi, che il suo personale modo di approcciare le situazioni/opportunità/problemi è quello multidisciplinare, almeno in questo modo si presenta.

Mi sono chiesta allora come mai definisce la leadership e articola la sua riflessione secondo una sola teoria della leadership, ossia quella dell’influenza, quando ne esistono molteplici. Non le appare come una evidente contraddizione?

Con rispetto e umiltà, sono convinta che uno storico come lei che ha l’attitudine a ricercare, studiare, analizzare certamente più approfonditamente di me, è sicuramente a conoscenza che per parlare oggi di leadership non si può prescindere dal considerare i diversi elementi che la costituiscono.

Trovo riduttivo parlare di leadership come: “la leadership è intesa come la capacità di un leader di influenzare una o più persone”, poiché significa ridurre una riflessione ad una sola delle prospettive necessarie con cui riflettere e ragionare sul tema della leadership.

Qui nasce una domanda o una curiosità verso il suo pensiero: Chi ha un pensiero critico su altre professioni, senza essersi abbondantemente informato, lei ritiene possa essere ritenuto “manipolatore”?

Alcuni di coloro, io sicuramente, che oggi si occupano di condividere questi temi con le persone che lavorano nelle organizzazioni complesse lo fanno, da almeno un decennio, invitando a riflettere sul tema del guidare il gruppo in una logica comunitaria. La gerarchia attribuisce sulla carta al leader il potere di influenzare i seguaci ma oggi le organizzazioni più evolute che sono delle vere comunità organizzative attribuiscono pari potere alle altre persone sia di sostenerne le potenzialità del cosiddetto leader sia di invalidarle qualora il leader disattenda le aspettative collettive.

La letteratura scientifica psicologica ci indica che l’essere umano in quanto tale agisce con la pulsione di essere permeabile e/o impermeabile, nello stesso tempo.

Il teologo Paul Tillich definisce queste due pulsioni: potere e amore.

  • Siamo impermeabili quando usiamo il potere con una spinta all’autorealizzazione, come una forza creativa che fa accadere le cose – “una spinta di tutto ciò che vive a realizzarsi con intensità ed estensioni crescenti”
  • Siamo permeabili quando usiamo l’amore per essere influenzati, una forza creativa che abilita l’alterità – “spinta ad unificare i separati non per creare l’unità ma per rilevare l’unità che c’è”

 

Gli spunti offerti da queste due discipline ci indicano la via. Ciascuno di noi, in quanto essere umano, è sia leader che follower, secondo le azioni che mette in campo – ma nello stesso contesto e con le stesse persone.

Per dare nuova dignità al tema della leadership è veramente necessario iniziare con il mettere seriamente in discussione il sostantivo? È prevalentemente solo questo il problema come appare da ciò che scrive?

Forse il “problema” può sussistere nell’intreccio di una caratteristica innata dell’uomo quando viene ad incrociarsi con l’elemento della gerarchia “spinta” nelle organizzazioni.

Allora sì concordo. Potrebbe, infatti, accadere che l’essere umano rischi di utilizzare le sue due forze – amore e potere- non più in modo generativo ma degenerativo (manipolazione e imposizione, senza crescita dei suoi follower).

Se si persegue un intento di “rottura” per fermarsi e riflettere, le generalizzazioni possono essere utili concorda? Con questa prospettiva il suo articolo mi è risultato interessante. Se, al contrario, ambiscono a spiegare un fenomeno in una logica deduttiva, non trova che possano essere rischiose/pericolose ?

Concludo condividendo che a mio avviso accompagnare le persone a conoscere ed approfondire il proprio potenziale per migliorare la qualità del lavoro e il benessere della comunità organizzativa, comporta considerare almeno 5 aspetti peculiari che sostanziano delle riflessioni serie sul tema della leadership:

  • Sicurezza psicologica
  • L’incidenza del contesto
  • Il ruolo del potere
  • L’interazione dinamica tra leader e follower
  • L’elemento trasformazionale

 

Dopo aver condiviso queste considerazioni, le rinnovo il mio grazie per il suo articolo che è “utile”, seppur non sufficientemente esaustivo sul tema della leadership, se non altro perché cita una sola teoria con un solo approccio (P. Hersey e K. Blanchard, 1982).

Stiamo attraversando tempi indefiniti in cui è necessario avere l’umiltà, il coraggio e la responsabilità di proporre riflessioni anche scomode, nell’intento di ridurre e/o eliminare ostacoli verso un bene comune dove il “noi” possa amalgamare quanto più possibile tutte le conoscenze per il benessere comune all’interno dei team.

 

Articolo originario: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/contro-il-mito-della-leadership-e-per-un-elogio-della-sequela

@Professore Luigino Bruni

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