L’intensità cede il passo all’estensività | Roberta Martini

L’intensità cede il passo all’estensività

Pubblicato il 9 Novembre 2023 in Syntropia

Le start-up digitali producono solide reti umane oppure fragili connessioni temporanee? Cosa succede se i rapporti di forza si invertono?

Voglio raccontare perché sono indignata, visto che questo sentimento in me è raro ed ho bisogno di stemperarlo parlandone con voi.

Condivido quanto emerso dagli episodi che riguardano le start up digitali, di cui sono venuta a conoscenza, gestite prevalentemente da manager giovani, ovvero: due casi di licenziamento e uno di non conferma del periodo di prova.

La prendo un po’ alla larga….

Oggi ci si aspetta sempre qualche cosa di nuovo, di eccitante.

Corriamo il rischio di perdere di vista ciò che è già lì.

L’antropologa sociale Mary Douglas afferma che “rituale” è diventata una brutta parola, equivalente a conformismo vuoto.

Il mondo è povero di simboli.

Nell’età attuale la percezione simbolica (conoscere qualcosa per ciò che ci è già noto, il rito appunto) ha ceduto la via alla percezione seriale (da una informazione all’altra, da un evento all’altro, da una sensazione all’altra).

Mentre la percezione simbolica è intensiva, grazie alla rappresentazione e ripetizione di quei valori che sorreggono una comunità, ossia i cosiddetti riti, la percezione seriale è estensiva, visto che questo tipo di percezione non conosce quiete.

L’intensità cede il passo all’estensività.

La ripetizione, che è il tratto essenziale dei riti, stabilizza e acuisce l’attenzione, a differenza di quello che si sostiene ovvero che opprimano la creatività e l’innovazione.

Se ci sbilanciamo troppo su nuovi stimoli ed esperienze perdiamo la capacità di ripetere.

Il nuovo è una “miccia” che si consuma e riaccende il bisogno di nuovo.

Ma i riti sono stabilizzatori della vita, sono “tecniche simboliche di accasamento: essi trasformano l’essere nel-mondo in un essere-a-casa, fanno del mondo un posto affidabile” – Byung – Chul Han.

Alla luce di queste premesse facciamo un affondo rispetto alle 3 storie di start up digitali che estenderei anche ad aziende con tecnologie digitali avanzate.

E’ una tematica che non merita di essere liquidata con una risposta, piuttosto tematizzata, per portarcela appresso, come una questione complessa che non pretende soluzioni universali, ma va di volta in volta discussa e ridiscussa.

Cos’hanno in comune e perché mi preme raccontarle?

La trascuratezza e disumanità con cui hanno gestito e gestiscono le relazioni con le persone è l’elemento che le accomuna e il mio interesse per indagare un micro-fenomeno preoccupante è la ragione per cui esploro questo tema.

I fattori che hanno attirato la mia attenzione sono:

  • Un’azienda che nasce da una bella idea che crea business;
  • L’idea vincente crea una comunità di giovani professionisti che vive e crede ad un sogno: la loro idea di business;
  • Una crescita a doppia cifra;
  • Due forze, idea/sogno e la crescita, che formano una

Ottime premesse e poi?

  • L’alleanza che poi si frantuma nella strutturazione organizzativa e nella gestione della comunità che nel frattempo si è ingrandita;
  • La brutalità, di chi crede nell’idea a doppia cifra, nel guardare i membri della comunità come delle entità aliene di cui sbarazzarsi velocemente se non si allineano immediatamente a comportamenti, abitudini organizzative a modi di fare perlopiù impliciti;
  • Il credo della “crescita” della start up che diventa un adulto-adolescente con gli ormoni a mille e deve divorare tutto quello che trova intorno, soprattutto le persone;
  • Questa percezione vitale e pulsante dei giovani imprenditori estensiva che produce un coraggio di agire esclusivamente verso la coazione a produrre/crescere, senza sosta, creando un contesto organizzativo intorno a sé privo di coinvolgimento personale, ovvero senza umanità, che fa guardare l’altro senza riconoscerlo, appunto, perché si osserva e guarda solo la crescita.

Che riflessioni traggo, almeno fino ad ora?

  • Gli imprenditori che perseguono esclusivamente la crescita rischiano di
  • Pensare che ribaltando i rapporti di forza le regole del gioco si invertano. I giovani potenti che hanno strumenti per essere più forti nella specie si comportano esattamente come si comportavano i meno giovani che magari hanno messo in discussione.
  • La quantità di forza non è l’elemento su cui riflettere bensì il modello di potere che va discusso, se passa di mano non cambia niente, perché inverte il rapporto vittima e carnefice.
  • La crescita, ossia l’estensività, senza la stabilità, ossia l’intensità, è un azzardo pericoloso: non permette di creare un senso, la narrazione del modello del potere continua a essere quella della solitudine dei Capitani al comando che in ragione della forza lavoro che sostengono devono e possono tutto.
  • Questa ossessione di costruire un bel sogno a cui credere nonché la sua crescita, richiede un esercizio di disciplina sovrumano, che è difficile agire.
  • Viene favorita la negazione del fallimento, di fronte ad una esecuzione imperfetta, compromettendo l’abilità di cogliere che, quando cambiano i fatti, cambiano le opinioni.
  • Le critiche non dette, prima o poi, esplodono come una bomba atomica.
  • Una traiettoria di crescita rapida, senza investire nel coinvolgimento personale e nella schiettezza relazionale, porta la start up a diventare una scatola organizzativa vuota, con una gestione della comunità assente, micro-management nelle mani di pochi, comportamenti narcisistici e una cultura di comunicazione poco aperta
  • Si perde il divertimento di osservare e pensare in retrospettiva, senza prendersi troppo sul serio, ovvero prendere atto che i risultati avrebbero potuto essere migliori e apprendere dall’esperienze vissute.

Questo atteggiamento richiederebbe fermarsi, sostare e un pensiero lento.

Tanto quanto sono stata indirettamente testimone di queste situazioni, altrettanto posso dire che esistono storie di start up e aziende con tecnologie digitali avanzate che immaginano un futuro, si danno da fare per costruirlo, pieno di senso e significato, con un ruolo sociale rilevate.

Con queste start up che sono diventate o diventeranno un Unicorno e con queste tech company lavoro e continuerò a farlo!

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