Condivido ciò che sto osservando, curiosa di ricevere le vostre riflessioni.
Dalle mie ultime esperienze professionali, svolte nelle organizzazioni complesse nel periodo 2022-2023, emerge che:
- C’è una crisi della società attuale e della cultura che sta imponendo un vero e proprio quotidiano della precarietà. Questa crisi si riverbera in una crisi dell’organizzazione e delle persone che vi lavorano.
- C’è un primato negativo dell’Italia, il calo dei salari (“Alla fine del 2022, i salari reali nella Penisola erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia contro una media Ocse del 2,2%”), questo il quadro che emerge dall’Employment Outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
- Gli Hr Department, i più consapevoli, responsabili nel gestire l’organizzazione per permettere di lavorare meglio, riconfigurando le modalità fino ad ora adottate, sono barricati.
Non vogliono cadere nella trappola di indicare una direzione.
Sanno che non possono avere fretta di togliere al più presto i “sintomi”, non avendo chiaro dove andare, piuttosto, vogliono comprendere il senso all’interno di questa complessità e contraddittorietà, con l’inclusione delle persone.
- Gli Hr Department, i meno consapevoli, sono convinti di aver riconfigurato nuove modalità di lavoro, nel determinismo di controllare e dominare ogni cosa: ambiente e relazioni, anche quando non hanno ancora capito se il problema è una reale minaccia, senza il riconoscimento di ciò che è possibile e di ciò che è realizzabile.
La loro visione etica del lavoro è quella di essere un “centro di competenza e potere”. In questa logica interessa poco cercare di comprendere piuttosto indicare la via.
- C’è un’accelerazione del tempo, sembra che non ci sia più tempo per pensare, con il rischio di amputare, così facendo, la vita umana.
- C’è una diffidenza estrema nei confronti del futuro, con sentimenti di insicurezza, di desolazione della perdita di speranza di poter cambiare questa realtà organizzativa attuale, con l’ansia che ne deriva.
Osservo i più che pensano che quello che vivono nel loro quotidiano organizzativo sia la nuova normalità a cui dovranno adattarsi.
Una minoranza re-agisce, con coraggio. Le Great Resignation sono diventate un metodo di sopravvivenza allo stato di emergenza, per fronteggiare questa crisi.
Le generazioni maggiormente impattate sono la Generazione X e i Millennials, che ben sanno che per far fronte a questa crisi bisogna riconoscerla e accettarla.
Loro pensano che la direzione emergerà nel corso della ricerca comune.
Il futuro cambia segno?
Stanno cambiando le regole del lavoro?
Voi cosa ne pensate?